I tre capelli d'oro del diavolo

Oggi narro una favola trovata quasi dieci anni fa e conservata perché bella, divertente e come ogni fiaba che si rispetti, sempre adatta al tempo in cui la si legge.
Il bebè Fortunavrò nacque con la camicia e per questo si diceva che avrebbe sposato la figlia del re.Il sovrano, opponendosi al destino, lo fece buttare nel fiume ma la scatola che lo conteneva galleggiò fino ai piedi di un mugnaio che lo salvò e gli diede una casa.Divenuto grande, Fortunavrò incontrò il re che, temendo il suo nome, gli disse: " Ti affido una missiva da consegnare alla regina"; in quella lettera c'era l'ordine di ucciderlo, la sua vita aveva le ore contate. E conta che ti ri-conta, il giovane si perse nella foresta e fu catturato dai briganti.I farabutti lo avrebbero accoppato se il suo nome non li avesse divertiti. Gli presero la lettera, piansero per lui e gliene resero un'altra che portava l0ordine di dargli in sposa la principessa.Giunto alla reggia si celebrarono le nozze e quando il re tornò gli prese un colpo. "Vattene, e non tornare senza i tre capelli d'oro del diavolo", gli urlò furioso e lo cacciò, sicuro di non rivederlo mai più.Fortunavrò partì e vagando qua e là raggiunse il fiume sulla cui sponda opposta divampavano le fiamme dell'Inferno."Che devo fare per cambiare mestiere?", gli chiese il traghettatore Carolonte che non ne poteva più di quel calore." Ti farò sapere", gli rispose il giovane e, ringraziandolo per il passaggio si addentrò negl'inferi.Capitando lì in quel modo, Fortunavrò si offrì di spulciare il diavolo e questi, pensando che dopo il servizio se lo sarebbe mangiato, acconsentì.Una pulce dopo l'altra il satanasso si addormentò; il ragazzo gli strappò i tre capelli d'oro e con essi saltò fuori al risposta che cercava.Il diavolo fece per divorarlo ma Fortunavrò gli urlò:"Tu non esisti" e Satana svanì."al prossimo che verrà, da' in mano il remo a vattene!" disse poi al barcaiolo, quando fu al sicuro sulla sponda dei vivi e, tornato dal suocero, raccontò che al di là del fiume, il Dio Denaro dispensava ricchezze a chi se le andava a prendere. Il re corse laggiù, chiese d'essere traghettatto e Caloronte gli affibbiò la sua condanna.Lui è sempre lì che rema, l'altro ora fa il gelataio.

Favole in pillole di Linda Corelli .Tratto da Specchio n175 28 maggio 1999 La stampa


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